domenica 3 settembre 2017

Librai vs Venditori di libri

Buona domenica e buon Settembre!
Oggi ho la vena un po’ polemica. Volevo raccontarvi un fatto che mi ha vista come protagonista in libreria (e dove, altrimenti? Ormai è la mia terza casa, dopo quella vera e l’università!) e ha accresciuto alcuni miei dubbi: librai si nasce o si diventa? Libraio e venditore di libri rappresentano lo stesso soggetto?

Grande catena di distribuzione di libri.
Nella sezione dedicata alle lingue straniere cercavo, come ogni volta, un romanzo ormai introvabile persino in Francia, suppongo (un’altra storia che, forse, un giorno vi racconterò).
Alle mie spalle, una madre chiama a gran voce la commessa della libreria (sì, dai. La commessa, ho scritto bene):
«Salve, mio figlio sta per iniziare il Liceo e voglio che legga Shakespeare» (Bah…sorvolo sull’espressione affranta del povero ragazzo) «Cosa mi consiglia per cominciare?» .
La ragazza, più annoiata che competente, indica alla sua destra la parete recante tutte le opere del defunto scrittore, come si fa al banco della gastronomia:
«Qua c’è Amleto, Macbeth poi, va beh, può puntare sul classico Giulietta e Romeo. Sono tutti su questo scaffale» e se ne va dopo aver indicato il cotto, il crudo o, meglio, la classica spalla cotta, buona per cucinare.
Restiamo tutti basiti, ma io continuo imperterrita a cercare il mio libro (non sia mai che sia finito sullo scaffale sbagliato, io ci provo!).
«Dai, scegline uno», dice la signora al figlio, che sbuffa sonoramente. «Perché devi fare così? Guarda che brava la signorina», con la coda dell’occhio vedo che mi indica. «Legge persino in lingua straniera, vero?».
Mi volto. Il ragazzino è terrorizzato e mi fa un cenno alle spalle della madre facendomi capire di non darle spago. Decido di mentire a fin di bene.
«No, guardi. In realtà il libro che cerco mi serve per l’Università». Bugia, ma che ne sa. Il ragazzino sorride.
«Che facoltà?», si informa la madre. E percepisco aria di tranello. Ma non posso sottrarmi alla domanda.
«Lingue e letterature moderne», ammetto.
«Ma è perfetto! Che libro di Shakespeare consigli a mio figlio?». Daje. «Che ne so, Amleto?». «Direi che non è il caso», azzardo. «Ma tu hai davvero voglia di leggere Shakespeare?», domando al tredici-quattordicenne, che scrolla le spalle.

Non fraintendetemi: sono la paladina del Dai, leggi questo libro perché…, ma se uno non ha proprio la vena del lettore o non sopporta un determinato autore, insistere è inutile e contro produttivo.

«Ma sì, dai. Però qualcosa di divertente, non troppo complicato». Il ragazzino mi stupisce e accetta la sfida della madre. L’aria della libreria è come quella del mare: fa miracoli.
«Ti piacciono gli elfi, le fate e i folletti?». Il ragazzo si illumina. Scorro l’indice lungo lo scaffale e prendo, sì, proprio lui: Sogno d’una notte di mezza estate. Consegno l’opera al destinatario, che legge la quarta di copertina e, se non ne è proprio entusiasta, almeno ne è incuriosito.
«Prendiamo questo, dai!», dice alla madre, visibilmente compiaciuta. Mi ringraziano e stanno per andarsene.
«Comunque, la prossima volta, fatti consigliare dal cuore», gli dico indicando il reparto fantasy.
Lui sorride, spero che anche la madre abbia recepito il messaggio. Per oggi ho compiuto la mia buona azione.

Ma il mio lavoro in libreria non è terminato.
Cerco la commessa, la trovo davanti al PC.
«Salve, avete per caso Baffi di Carrère?», le domando.
«No», risponde con sicurezza (Caspita! Conosce tutti i titoli a memoria?).
«Immaginavo. E neanche la versione in francese, La moustache?».
Fa per scrivere al pc, ma si blocca. Scuote la testa.
Ho capito anch’io il messaggio. Ringrazio e levo le tende.

Un megastore ha ampia scelta e, per fortuna, non tutte le commesse o venditrici di libri sono come quella del mio racconto.
Ma volete mettere il piacere di passare dalla libreria all’angolo, dove il libraio con i capelli che sembrano una nuvola vi aspetta sulla poltrona sfogliando un grande classico? Chiacchiere librose assicurate.
Forse non troverete il titolo che state cercando. Ma non uscirete mai a mani vuote e senza un consiglio prezioso.






2 commenti:

  1. È vero verissimoooo! Io ho la mia "piccola" libreria indipendente e non la cambierei per nulla al mondo. Odio entrare in quelle librerie dove la commessa si limita a mettere i libri in ordine sullo scaffale o a dare il resto... insomma ci siamo intese!!! Bisogna essere preparati per lavorare in libreria, motivate e spinte da una grande passione ovvero quella di divulgare la parola scritta! La libreria è la farmacia dell'anima un libro male consigliato fa "ammalare"!

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    1. Adoro la tua risposta e soprattutto che tu sia una vera libraia (quanto ti invidio!). Hai perfettamente ragione, ci siamo intese!
      Diciamo anche che "librai" si nasce...e ci si perfeziona con esperienza e preparazione. Senza passione, una libreria non ha anima, secondo me! :)

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