martedì 16 gennaio 2018

Ciak, si legge: I delitti del BarLume - Il Ritorno

Buongiorno, lettori!
Mi sono accorta, buttando giù una scaletta del blog, che questo sarà un mese un po' Malvaldiano. Abbiate pazienza. Ognuno di noi ha un autore preferito e lui è il mio.

Però. Però. Però. Non posso dirmi altrettanto soddisfatta della quinta stagione de I delitti del BarLume andata in onda su SkyCinema l'8 e il 15 Gennaio.

Passi il fatto di voler mantenere due filoni distinti e voler eliminare dalla Serie TV alcuni personaggi "cardine" dei romanzi per dare maggior risalto ad altri. Ma la situazione, soprattutto nelle ultime due stagioni, sembra esser sfuggita di mano agli sceneggiatori e al regista.
Si è completamente perso il senso del BarLume.
Partiamo dall'assenza di Massimo Viviani, il barrista, alias Filippo Timi. Viviani (con il suo carattere ombroso, scontroso, sarcastico ma, al contempo, così geniale da risolvere qualsiasi giallo) è il BarLume. E, senza di lui, il BarLume non esiste. Ha perso l'anima. Non ha proprio senso. Come non ha senso che si preparino i cappuccini, ad Agosto, alle due del pomeriggio.
E la sua fuga pesa anche alla trama, dove alcune delle sue battute (il quartetto Uretra) sono state affidate a personaggi "non-aventi diritto". Come Marchino.

Ma parliamo di Marchino. Proprio lui. L'eterno Peter Pan un po' imbranato che non voleva crescere neanche dopo l'improbabile matrimonio con la bellissima Tiziana. Lo stesso Marchino così ingenuo da farsi imbarcare dai Bimbi, nel bagagliaio di un'auto, su un traghetto per la Tunisia.
Marchino, nelle ultime due stagioni, è cresciuto. Forse troppo. Ed è diventato dittatoriale, severo, integerrimo e incoerente con il personaggio che ci era stato presentato all'inizio della serie. Gestisce il bar come fosse suo, impartisce ordini e ricicla le battute di Massimo appropriandosene come fossero sue. Nella vita si cambia, è vero. Ma un passaggio così drastico è realisticamente impossibile.

Passiamo, quindi, a Tiziana. Il personaggio più odioso dell'intera serie. Partita come banconista bellissima, dolce e paziente (come nei libri, poi), si è trasformata in una donna vendicativa, perennemente isterica e sull'orlo di una crisi di nervi. Sembra quasi l'equivalente femminile di Marchino.
O' bellina, gestisci un bar, mica 'n ospedale!, verrebbe da dire più volte nel corso delle puntate. E anche qui, vorrei non entrare nel merito di come abbia ottenuto il BarLume. Perché, sono d'accordo: Massimo ha sbagliato e non doveva prenderla in giro. Ma da qui a sfasciargli il bar, ridurlo sul lastrico e acquistare più della metà delle sue quote è una grandissima esagerazione che non trova alcun fondamento. Osservandola dalla fine della terza stagione, sorge persino il dubbio che il suo scopo fosse solo ottenere il bar. E che Massimo fosse solo un ostacolo al suo obiettivo di realizzarsi in campo lavorativo (tra l'altro il risarcimento dei danni spetterebbe a lei e ai "simpaticissimi" Bimbi che l'hanno aiutata).

E arriviamo alla Polizia. Con la latitanza di Viviani, la Fusco ha dovuto arrangiarsi da sola per la risoluzione dei suoi casi. Affiancata da due soggetti come Cioni e Govoni, che non sarebbero entrati nel corpo di Polizia nemmeno con la raccomandazione del Presidente della Repubblica, il Vice Questore aggiunto sembra sempre svogliata, apatica e annoiata. Ha acquisito maggiore sarcasmo, ma le manca una spalla come Viviani. Sportiva, al bar.

E terminiamo con i Bimbi. Assicurano risate, ma stavolta peccano di volgarità ed estrema esagerazione. Quelli che caratterizzavano la serie per la loro toscanità verace, tipica degli anziani che si possono trovare fissi in ogni bar del paese, si sono trasformati in una macchietta esasperata.
E sorvolo sull'inutile e forzata presenza dell'assicuratore (impersonato da Corrado Guzzanti), personaggio ai limiti della fantascienza.

Insomma, il BarLume sembra essersi un po' smarrito. Non è più il fulcro di Pineta e i suoi personaggi sono cambiati tanto, troppo. Tutti acidi, sgarbati, "caciaroni". Viene a mancare lo specchio vero della Toscana dove, sì, ci si offende parecchio, ma con la genialità che potete ritrovare in tutti i romanzi di Marco Malvaldi.

Ecco, Marco. Questo appello è per te.
Riprendi in mano la vera essenza del BarLume, per favore.


4 commenti:

  1. Ciao Piera!! Mi dispiace davvero leggere queste tue considerazioni...che peccato! Non ho ancora visto la nuova serie, non ho Sky. Mi dispiacerebbe vedere che lo spirito del Barlume si è perso così radicalmente...

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    1. Ciao Silvia! Sono un po' delusa anch'io, in effetti. E sui vari social ho letto pareri contrastanti sulla serie, quindi non sono l'unica. Fammi sapere quando la guarderai! :)

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  2. Io ho amato la serie di romanzi, tranne l'ultimo con cui ho abbondantemente disquisito con Malvaldi stesso. Ma la serie tv proprio no. Visto il primo episodio, ho deciso di mollare subito perché non c'è nulla che mi ricordi i tanto amati libri. E, per certo, posso dirti che anche Marco la pensa così!

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    1. Ti riferisci a "Negli occhi di chi guarda" o all'ultimo romanzo del BarLume?
      Comunque sono contenta che anche Malvaldi la pensi così. Io continuerò a leggere soltanto i libri e spero non facciano la stessa "fine" della serie tv!

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