martedì 5 dicembre 2017

Ciak, si legge: Fuga...dal Natale!

Buon pomeriggio, lettori.
L'albero è stato addobbato, le luci sono accese e i pan di zenzero nel forno! È il momento adatto per rilassarsi con un bel film o un libro a tema natalizio.

Fuga dal Natale è uno dei classici che, ogni anno, per tradizione, devo rileggere e rivedere.
All'apparenza simili e ben costruiti, in realtà romanzo e film si concentrano su aspetti diversi per convergere, nel finale, a un'unica dolce morale.

Ma partiamo dal principio. Fuga dal Natale (nella versione originale, Skipping Christmas) è un romanzo breve scritto nel 2001 da John Grisham. Ebbene sì. Proprio lui, il John Grisham dei gialli giudiziari.
Pare che il racconto sia nato frettolosamente su richiesta del suo editore che voleva pubblicare una storia natalizia. Invece del suo solito romanzo ambientato nelle aule dei tribunali, l'autore ci ha regalato una vicenda diversa.

Luther e Nora Krank sono la coppia protagonista di questa storia. Innamorati, complici e attaccati alle tradizioni, decidono di "saltare" il Natale quando la loro unica figlia Blair decide di partire per il Perù con i Corpi di Pace. Con i soldi risparmiati dagli innumerevoli e inutili festeggiamenti, vogliono concedersi una crociera di dieci giorni ai Caraibi. Ma il piano, apparentemente semplice e vantaggioso, si rivelerà di difficile realizzazione. Soprattutto quando i loro vicini non ammetteranno eccezioni alle consuetudini e i timori (o i sensi di colpa) della stessa Nora si riveleranno fondati.

Il trucco è semplice. Non facciamo Natale. Risparmiamo i soldi e una volta tanto li spendiamo per noi stessi. Non un centesimo per cibo che non mangeremo, indumenti che non indosseremo o regali di cui nessuno ha bisogno. È un boicottaggio, Nora, un totale boicottaggio del Natale.

Il romanzo è comico ma, attraverso l'ironia, si concentra molto sugli aspetti consumistici e sull'insensato materialismo del Natale: i cassieri del supermercato che, improvvisamente, ricordano i nomi dei loro clienti e sorridono per ottenere una mancia più generosa, articoli dai prezzi folli, vestiti nuovi per spiccare sugli altri alle cene aziendali, regali e biglietti d'auguri costosi e di cortesia, la gara delle luci dei vicini e cibo in gran quantità che, spesso, non viene consumato (come le fruit-cake che fanno il giro dell'ufficio di Luther e finiscono nella spazzatura al rientro dalle ferie).
Non solo. Grisham ci pone davanti al contrasto fra la beneficienza e l'egoismo o il morboso attaccamento al denaro delle persone che svolgono l'attività di volontariato (emblematica, in proposito, è la scena al rifugio per le donne maltrattate).

E se Nora da una parte appoggia il marito per scappare dall'idea di un Natale diverso dal solito senza la sua Blair, dall'altra non riesce in cuor suo a voltare le spalle al vicinato che vuole vincere la gara di illuminazioni della zona, alla beneficienza e agli amici più cari.
Gli stessi invadenti vicini, paladini dello spirito natalizio e protagonisti delle scene più divertenti con le loro "intimidazioni" volte a far cambiare idea ai coniugi, saranno i più altruisti e i portatori del messaggio positivo di questa favola: Natale è un momento di aggregazione e condivisione, un giorno perfetto per accantonare le scaramucce e trascorrere le festività in compagnia degli affetti più sinceri.

Il perfetto coronamento di questa storia è il finale, trasposto in modo fedele e toccante anche nella pellicola diretta da Joe Roth.
Tim Allen e Jamie Lee Curtis prestano il volto ai coniugi Krank e risultano semplicemente perfetti nel loro ruolo.
Il film non si addentra fino in fondo nella critica al consumismo e alla società per concentrarsi maggiormente sull'aspetto comico della trama. Tant'è che, rispetto al romanzo, sono state aggiunte alcune scene portate eccessivamente all'estremo solo per il gusto (non pienamente riuscito) di strappare una risata, con un unico risultato: trasmettere ansia, ma allo stesso tempo leggerezza, allo spettatore, che non ha il tempo di lanciarsi in approfondite riflessioni a causa della velocità delle scene che si susseguono.
Nel complesso risulta abbastanza fedele alla trama del libro (soprattutto nella parte iniziale), ma non ne possiede la medesima profondità. È una pellicola perfetta per una serata in famiglia, ideale per lasciarsi trasportare nel clima natalizio, alla stregua di Mamma ho perso l'aereo.


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